La grande fuga di Aldebaran

La grande fuga della stella Aldebaran

Si sta allontanando precipitosamente da noi, a quasi 200.000 chilometri l’ora, ma gli astronomi giurano che non è certo colpa nostra, è una semplice combinazione di traiettorie. La “stella in fuga” è Aldebaran, lo splendido astro di color arancione che brilla in queste sere di febbraio, verso ovest.

Più informazioni riguardo Aldebaran

Aldebaran (α Tau/α Tauri/Alfa Tauri) è una stella appartenente alla costellazione del Toro. Avendo magnitudine 0,98, essa è la stella più luminosa della costellazione, nonché la quattordicesima stella più luminosa del cielo notturno. Distante circa 65 anni luce dalla Terra, è una gigante arancione di classe spettrale K5 III circa 500 volte più luminosa del Sole e una quarantina di volte più grande. Si tratta in realtà di una stella doppia in quanto la principale possiede una piccola e debole compagna.

Aldebaran sembra visualmente associata all’ ammasso delle Iadi (l’ammasso aperto più vicino alla Terra), ma si trova in realtà molto più vicina a noi e l’associazione è data solo dalla prospettiva.

La grande superficie radiante di Aldebaran la rende un oggetto molto luminoso, nonostante la sua temperatura superficiale non sia molto elevata. Dalla distanza di questa stella e dalla sua magnitudine apparente si ricava una magnitudine assoluta di -2,04 ± 0,06. Tenendo conto che il Sole ha una magnitudine assoluta di 4,75, ciò significa che Aldebaran ha una luminosità di 518 ± 32 L ☉ .

Grandezza di Aldebaran rispetto  il Sole

Le stelle giganti possono essere divise in due grandi classi in ragione della loro classe spettrale. Le stelle precedenti alla classe K1-2 sono caratterizzate da venti stellari relativamente rapidi (150 km/s o più) e dalla presenza di una corona nella quale il plasma raggiunge temperature molto elevate. Viceversa le stelle successive alla classe K1-2 sono caratterizzate da venti stellari relativamente lenti (meno di 30 km/s), dall’assenza di una corona e da atmosfere relativamente fredde (< 10.000 K). Avendo classe spettrale K5, Aldebaran appartiene alla seconda di queste sottoclassi: essa quindi è una stella gigante non coronale, caratterizzata da un vento stellare relativamente lento (27-30 km/s), che produce una perdita di massa da parte dell’astro nell’ordine di 1 – 1,6 × 10-11 M ☉ all’anno (circa 600 volte la perdita di massa del Sole in un anno dovuta al vento solare).

Rigel, a sinistra, e Aldebaran, a destra. Al centro, le tre stelle più piccole sono in ordine di grandezza Bellatrix, Algol B e il Sole

Il nome della stella deriva dall’arabo الدبران, al-Dabarān, che significa “l’inseguitore”, in riferimento al fatto che essa sorge dopo le Pleiadi e quindi sembra inseguirle. Inizialmente il nome era stato attribuito all’intero ammasso delle Iadi, sicché Aldebaran veniva chiamata Nā᾽ir al Dabarān, “la brillante degli Inseguitori”, ma poi il suo uso fu ristretto alla sola stella.

Le popolazioni indigene dell’Arabia chiamavano Aldebaran Al Fanīḳ, “il cammello stallone”, o Al Fatīḳ, “il cammello grasso”, o anche Al Muḥdij, “la cammella”, essendo invece le Iadi “i piccoli cammelli”. Altri nomi erano Tāli al Najm e Hādī al Najm, che significano “stella dominatrice”, probabilmente anche in questo caso in riferimento alle Pleiadi.

Per gli astronomi indù Aldebaran era Rohinī, che significa “cervo rosso”, in riferimento al suo colore arancione. Essa marcava uno dei 27 nakshatra in cui era divisa la volta celeste nell’antica India.

A causa della precessione degli equinozi, fra il 4000 a.C. e il 1700 a.C. il Sole si trovava nella costellazione del Toro durante l’equinozio di primavera, che segnava l’inizio dell’anno. Per questo Aldebaran rivestiva una importanza particolare per le popolazioni mesopotamiche. In Persia 5000 anni fa era chiamata Taschter, che significa “lo Spirito creatore”, che causava piogge e il diluvio, o Sataves, che significa “la guida delle stelle occidentali”. Per la stessa ragione, presso gli ebrei era Āleph, la prima lettera dell’alfabeto, che la rendeva l’occhio divino. Nell’astronomia babilonese essa era Ku, I-ku o I‑ku‑u, “la stella guida di tutte le stelle”, e, più anticamente, presso gli accadici era chiamata Dil‑Gan, “la messaggera della luce”.

Presso gli antichi romani Aldebaran era chiamata Parilicium, insieme al gruppo delle Iadi, in riferimento ai Parilia, un’antichissima festa pastorale della religione romana che si celebrava il 21 aprile in onore del numen Pale, a volte descritto come semplice genio, a volte come divinità femminile. Aldebaran veniva associata a questa festa in quanto verso la fine di aprile Aldebaran tramonta al crepuscolo.

Aldebaran (in basso al centro) e le Pleiadi (in alto a destra)

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