Astronomia: Nuova mappa universo grazie a Planck
Notizie astronomia: Nuova mappa universo grazie al satellite Planck
L’universo è stato ri-mappato grazie al nuovo satellite Planck che è stato in grado di esaminarlo dettagliatamente a fondo.
L’esperimento è frutto dei primi 15 mesi e mezzo di raccolta dati, il risultato di una perlustrazione dell’intero cielo nelle bande di frequenza da 30 a 857 GHz: quelle dove si annida la radiazione cosmica di fondo a microonde, la luce fossile primigenia, risalente a quando l’universo aveva appena 380.000 anni.
Planck è una missione dell’Agenzia Spaziale ESA. Gli scienziati europei e canadesi lavorano insieme per analizzare i dati di Planck.
I risultati suggeriscono che l’universo si espande più lentamente di quanto gli scienziati pensavano, e secondo le analisi avrebbe 13,80 miliardi di anni, 100 milioni di anni più vecchio rispetto alle stime precedenti 13,70. I dati mostrano inoltre che c’è meno energia oscura di quel che si pensava 68,3%. La materia oscura è una sostanza invisibile che può essere vista solo attraverso gli effetti della sua gravità, mentre l’energia oscura spinge il nostro universo a parte. La natura di entrambi rimane misteriosa.
Jon Centrella scienziato della NASA a Washington, del programma Planck, riferisce che queste misure sono profondamente importanti per molte aree della scienza, così come le future missioni spaziali, e continua: “Siamo molto lieti di aver collaborato con l’Agenzia spaziale europea su tale impresa storica.”
Nuova mappa universo, Planck, fonte: NASA
Anomalie riscontrate
La più sorprendente, del tutto inattesa, riguarda lo spettro di potenza delle fluttuazioni della temperatura della CMB: a grandi scale angolari non corrispondono a quelle previste dal modello standard. Il loro segnale, dicono i dati, è meno intenso di quanto implicherebbe la struttura a scala angolare più piccola osservata da Planck. Sembra molto complicato, e in effetti lo è. Provando a tradurre in un linguaggio a noi più affine, potremmo dire che, ascoltando la sinfonia del cosmo primordiale, Planck s’è accorto che è un po’ carente nei suoni bassi.
Delle altre due anomalie, invece, già si mormorava qualcosa, dunque colgono i cosmologi meno di sorpresa. Una è il cosiddetto cold spot, una regione fredda che si estende su una porzione di cielo molto più ampia del previsto. L’altra è un’asimmetria fra le temperature medie nei due emisferi opposti del cielo, in contrasto con quanto predetto dal modello standard, secondo il quale l’Universo dovrebbe essere grosso modo simile in tutte le direzioni in cui lo osserviamo. Entrambe erano già state notate anche dal predecessore di Planck, la missione WMAP della NASA, ma erano state in gran parte ignorate per i dubbi che permanevano circa le loro origini cosmiche. A questo punto, però, non si possono più nascondere sotto il tappeto. «La rilevazione di queste anomalie da parte di Planck scioglie ogni dubbio circa la loro realtà», dice Paolo Natoli, ricercatore all’Università di Ferrara e associato INAF. «Non è più possibile attribuirle a errori introdotti dalle misure: ci sono davvero. Ora dobbiamo riuscire a spiegarle in modo convincente
Fonti: http://www.nasa.gov/mission_pages/planck/news/planck20130321.html – http://www.media.inaf.it
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