Scienza: Teorie sulle dimensioni che ci circondano
Teorie sulle dimensioni che ci circondano
Da quando Einstein ha introdotto il concetto di spaziotempo, ci siamo abituati a pensare ad un universo quadridimensionale: tre dimensioni spaziali ed una temporale. Ricerche recenti, specialmente nel campo della teoria delle stringhe, mostrano che potrebbero esserci fino ad undici dimensioni.
Anche se scientificamente parlando non ci sono prove dell’esistenza di più delle quattro dimensioni della teoria di Einstein, molti fisici credono nell’esistenza di altre dimensioni. Questo perché l’esistenza di altre dimensioni sarebbe necessaria per la coerenza di diverse importanti teorie, in particolare quella delle stringhe, che ha bisogno di sette dimensioni spaziali extra.
Oggi la teoria delle stringhe è la scommessa migliore di alcuni fisici per un modello unificato di tutte le forze della natura. Secondo questa teoria le particelle non sono puntiformi, senza estensione spaziale, ma stringhe in vibrazione. Perché la teoria possa funzionare le stringhe hanno bisogno di uno spazio multidimensionale.
Undici dimensioni è il risultato di un calcolo matematico molto astratto. Dal momento che le sette dimensioni extra non sono mai state osservate (sarà difficile) è stato proposto che queste siano “arrotolate” su strutture estremamente piccole, gli spazi Calabi-Yau.
La grandezza minutissima delle dimensioni extra le rende estremamente sfuggenti alla sperimentazione fisica.
Attraverso gli esperimenti di fisica delle particelle, in primo luogo al CERN, potrebbe essere possibile vedere che gravità, materia ed energia si infiltrano in altre dimensioni, dimostrandone l’esistenza. Si tratta di esperimenti che resentano l’impossibile, pertanto una risposta sperimentale non sarà trovata tanto presto.
Per molto tempo i fisici ipotizzarono che lo spazio vuoto fosse riempito di una sostanza impalpabile, chiamata etere. E’ noto che le onde sonore hanno bisogno dell’aria per propagarsi, così fu naturale supporre che anche la luce necessiti di un mezzo per potersi propagare. Questo fu spiegato mediante la vibrazione di questo etere sconosciuto.
Tuttavia, la teoria dell’etere aveva diversi problemi. Per esempio, la velocità della luce avrebbe dovuto dipendere dal moto della Terra, ma questo non mai misurato. Così quando Einstein formulò la sua teoria della relatività, nel 1905, abbandonò l’etere. (fonte: Science)
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