Manuale di ipnosi medica rapida
Manuale di ipnosi medica rapida
Manuale di ipnosi medica rapida vuole insegnare le tecniche di induzione rapida ed è il frutto di centinaia di corsi tenuti dall’autore – Giuseppe Regaldo – rivolti a medici, psicologi, ostetriche ed infermieri. Il contenuto è estremamente pratico e presuppone che il lettore non sappia nulla né dell’ipnosi né del modo di ottenerla. Si comincia pertanto da zero, utilizzando il linguaggio tipico delle procedure cliniche.
L’ipnosi viene considerata una condizione ben codificata con parametri riconoscibili e misurabili. Altrettanto codificata è la procedura per indurla. Il lettore troverà pertanto i meccanismi di induzione esaminati sino al massimo dettaglio e sarà messo in condizione di poter utilizzare 29 diversi strumenti induttivi da combinare in sequenze induttive personalizzate, tutte caratterizzate dalla efficacia e dalla rapidità. Il metodo “Ipnosi R.A.P.” racchiude nell’acronimo R.A.P. (Ratifica Appena Possibile) l’essenza del metodo: si deve creare molto rapidamente una fenomenologia ipnotica per renderla evidente al soggetto acquisendo così la fiducia necessaria per poter utilizzare suggestioni efficaci. Il manuale descrive in dettaglio 29 strumenti e riporta, parola per parola, 18 strategie complete, tutte caratterizzate dal fatto che ottengono la condizione ipnotica in meno di 3 minuti.
150 figure, tra schemi e diagrammi di flusso, rendono l’apprendimento estremamente semplice e lineare.
Giuseppe Regaldo è laureato in medicina e chirurgia e specializzato in ginecologia e ostetricia. Ipnologo, si è diplomato nel 1991 al Centro Italiano di Ipnosi Clinica e sperimentale di Torino e dal 1993 è didatta in tale Scuola. Responsabile della sala parto e ostetricia dell’Ospedale di Ciriè, da oltre 20 anni utilizza l’ipnosi in sala parto.
Insegna ipnosi applicata al parto all’Università di Pavia e di Torino nel Corso di Laurea in Ostetricia. Insegna anche ipnosi per le procedure mediche e per le emergenze presso l’Ospedale Molinette di Torino.
Esperto di tecniche di induzione rapide e delle applicazioni in campo medico e chirurgico dell’ipnosi, ha tenuto centinaia di corsi di formazione sulla induzione ipnotica rapida. Conduttore di workshops di ipnosi rapida in molti congressi internazionali, ha pubblicato su riviste scientifiche numerosi articoli su ipnosi e parto e sugli effetti neurologici e cardiovascolari delle tecniche rapide e ha partecipato alla stesura di alcuni libri sull’ipnosi.
Questo manuale rappresenta la sua opera prima e mette a disposizione del lettore l’esperienza maturata in molti anni di insegnamento delle tecniche induttive.
Manuale di ipnosi medica rapida è strutturato in modo tale da essere estremamente pratico e comprensibile. La procedura di induzione ipnotica viene descritta come una serie precisa di passaggi da eseguire, uno dopo l’altro, da quando la persona entra nel tuo studio professionale, nell’ambulatorio dell’ospedale, in sala operatoria (ma tu, a proposito, che lavoro fai?), sino a quando verrà congedata con le opportune istruzioni per l’uso. Nulla è lasciato al caso: ogni singolo step della procedura viene analizzato sino al massimo dettaglio possibile e vengono fornite tutte le possibili alternative in caso di problemi o resistenze.
All’inizio di ogni capitolo troverai un sommario dettagliato del suo contenuto che ti permetterà di muoverti agevolmente da un punto all’altro.
I capitoli sono strutturati in livelli: un titolo identifica chiaramente l’argomento, spesso troverai un capoverso iniziale che sintetizza quanto devi sapere e poi il testo esplicativo riporta in grassetto le frasi più importanti. Risulta pertanto molto semplice scorrere il libro a diversi livelli di esperienza e di conoscenza dell’argomento.
La condizione ipnotica.
Il primo passo fondamentale sarà imparare a conoscere la condizione ipnotica nei suoi tre elementi di base (fenomenologia, condizione fisica modificata, stato di coscienza modificata), cioè il “prodotto finito” del tuo lavoro. Infatti non potrai ipnotizzare nessuno se non hai mai visto una persona in stato di ipnosi e neanche le fenomenologie che può sviluppare.
Quando hai ben chiaro in mente cosa vuoi ottenere, allora potrai preoccuparti di quale modalità potrai utilizzare per ottenerla.
Ecco allora che durante i corsi di formazione il primo step della mia metodica di insegnamento è sempre quello di chiarire bene il concetto di che cosa sia l’ipnosi e come si manifesta nel soggetto.
Obiettivo dell’induzione.
Inoltre esistono varie forme di condizione ipnotica, da quella adatta alla chirurgia a quella per la psicoterapia a quella per lo sportivo. L’obiettivo della tua induzione ipnotica deve essere ben definito prima di iniziare qualunque tipo di procedura. Durante i corsi la seconda fase dell’insegnamento consiste nello specificare l’obiettivo da raggiungere in modo da fornire al principiante gli strumenti per verificare quando i parametri corrispondenti alla situazione desiderata saranno soddisfatti.
La procedura di induzione vera e propria è dunque soltanto la terza fase nel processo di apprendimento e, nel mio modo di lavorare, si basa sul metodo R.A.P. Se non sei stato davvero attento nel leggere la copertina potresti cadere nell’errore di pensare che queste tre lettere siano semplicemente l’abbreviazione di “rapida”, perché in effetti questo libro parla proprio di ipnosi rapida. Ma in realtà l’acronimo significa “Ratifica Appena Possibile” e sintetizza in tre parole il mio modo di approcciarmi all’induzione ipnotica: ottenere il più precocemente e velocemente possibile una fenomenologia che sia talmente evidente da poter essere mostrata al soggetto per convincerlo che qualcosa è cambiato guadagnando così la sua fiducia.
Ottenere la fiducia infatti è fondamentale, perché la fiducia è il naturale antidoto della critica e della diffidenza che caratterizzano il soggetto all’inizio dell’induzione ipnotica.
La mia professione prima di conoscere l’ipnosi.
Nei primi 11 anni della mia professione come medico e specialista ignoravo completamente che cosa fosse l’ipnosi. Provenendo da un ambiente universitario che mi aveva insegnato ad apprezzare il valore della ricerca scientifica e che mi aveva fornito solide basi di pragmatismo e praticità, diffidavo di tutto quanto non fosse risolvibile con i farmaci o con la chirurgia. Come molti medici ero più interessato ai contenuti da trasmettere al paziente che non alle modalità della comunicazione. Ignoravo completamente il significato e l’importanza della comunicazione non verbale. Come tutti, riuscivo a valutare la tipologia di paziente che mi stava di fronte, riuscivo a cogliere le sfumature delle sue modalità espressive e del suo livello di ansia, ma non grazie a una conoscenza strutturata, bensì utilizzando i consueti meccanismi automatici che tutti gli esseri umani posseggono. Non avevo pertanto la minima idea che si potesse classificare la tipologia di paziente e tanto meno che si potessero applicare le informazioni ricavate dall’osservazione delle persone al miglioramento del loro benessere. D’altra parte il lungo corso di studi di medicina e chirurgia prima e di ostetricia e ginecologia poi, non mi aveva fornito alcun tipo di insegnamento delle tecniche di comunicazione. Nessuno aveva pensato di addestrare noi, giovani medici, su come comunicare una cattiva prognosi, come sostenere un paziente in grave difficoltà durante una procedura. L’approccio al paziente estremamente ansioso, con attacchi di panico, con fobie specifiche, era del tutto improvvisato e basato sulla propria esperienza personale frutto di osservazioni empiriche. Dell’ipnosi avevo un’idea infarcita di luoghi comuni, quegli stessi luoghi comuni che ora mi trovo a dover combattere. Ritenevo che l’ipnosi fosse una metodica da palcoscenico o tutt’al più da utilizzarsi in campo psicanalitico e comunque non pensavo che potesse avere il minimo interesse pratico per me, che operavo in un ambito chirurgico caratterizzato da frequenti situazioni di emergenza.
Cosa mi ha spinto a occuparmi di ipnosi.
Per mia fortuna, nel 1991 accadde un fatto che mi fece cambiare idea. Assistendo uno dei tanti parti mi trovai coinvolto in una situazione veramente difficile da gestire dal punto di vista della relazione e della comunicazione. Una partoriente si trovava completamente isolata in un suo personale mondo di disperazione. I tentativi per rassicurarla con dolcezza, oppure, al contrario, l’utilizzo di maniere più decise per guidarla verso il controllo erano tristemente fallite. La signora si lamentava disperata e non voleva dar retta a nessuno degli operatori che si prodigavano per aiutarla. Come conseguenza il suo travaglio si era protratto per molte ore più del solito e fu caratterizzato da una grande sofferenza. Al tempo stesso il partner, che cercava di confortarla e assisterla, era a sua volta frustrato e demoralizzato. Il personale della sala parto, me compreso, si ritrovò a essere assolutamente impotente e incapace di dare il minimo aiuto se non ricorrendo ai farmaci durante un parto di tipo strumentale.
Ebbene proprio quello stesso giorno, mentre rimuginavo tra me e me sul fallimento di questo rapporto comunicativo, vidi per caso un programma televisivo di divulgazione sull’ipnosi medica. Il servizio era sintetico, ma molto esauriente e presentava, con mia grande sorpresa, l’ipnosi in una veste che non conoscevo assolutamente: una metodica con valenza medica a tutti gli effetti. Per una incredibile coincidenza, pochi minuti dopo ritrovai nella posta una locandina che pubblicizzava il programma del corso base di ipnosi del C.I.I.C.S. (Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale) di Torino.
Queste tre coincidenze non mi parvero per nulla casuali e mi portarono a iscrivermi al corso del professor Franco Granone, iniziando così la mia avventura nel mondo dell’ipnosi medica. Il professor Granone, che si può considerare a tutti gli effetti il vero promotore e divulgatore dell’ipnosi medica in Italia, proveniva dal mondo della ricerca universitaria e pertanto il suo metodo di lavoro e di insegnamento si coniugava perfettamente con il mio modo di pensare.
Durante il suo corso Granone, insieme ai suoi validissimi collaboratori, mi permise di costruire solidissime basi per comprendere tutte le possibili applicazioni dell’ipnosi, non soltanto in campo psicologico, ma soprattutto in campo medico e chirurgico. Durante il corso imparai anche bene la tecnica di induzione ipnotica.
Mi sento pertanto di dover ringraziare pubblicamente tutti i docenti del CIICS per l’importantissimo contributo nella mia formazione postuniversitaria che mi ha permesso di dare una svolta decisiva, non soltanto alla mia professione, ma anche alla mia vita personale.
Tra tutti i validissimi docenti un grazie particolare a quelli che più di tutti hanno contribuito alla mia formazione: il dottor Giuseppe Tirone, la dottoressa Laura Papi e il dottor Massimo Somma. Inoltre un grazie particolare anche all’attuale Direttore della Scuola, il professor Antonio Lapenta, che, dopo la scomparsa del Prof. Granone mi ha sempre sostenuto e incoraggiato, anche nei momenti più critici.
L’ incredibile opportunità di poter applicare l’ipnosi in sala parto.
Già durante il corso di studi presso il C.I.I.C.S. presi molto seriamente l’impegno con me stesso di riuscire ad applicare la metodica nella mia professione. Pertanto cominciò un periodo di tirocinio pratico sulle mie pazienti intensivo e molto produttivo. Dedicavo infatti ogni sera, terminato il mio ambulatorio ostetrico libero professionale, un’ora allo studio dell’ipnosi. Molti apprendisti dicono di non avere l’occasione per potersi addestrare. Personalmente l’occasione me la sono voluta creare: chiedevo ad ogni paziente se era disponibile a imparare una metodica fantastica di autocontrollo e rilassamento permettendomi al tempo stesso di esercitarmi. Ovviamente non facevo mistero del fatto che ero un assoluto principiante, ma l’offerta era veramente allettante: qualcuno che per un’ora si dedica a te, gratuitamente e ti insegna come prendere il controllo della tua vita: quando mai ti capita un’altra volta una simile occasione? Lavorando con persone in gravidanza, pertanto dotate di grande aspettativa, i risultati furono subito discretamente buoni e ovviamente al ritmo di cinque-sei induzioni ogni settimana, la mia esperienza crebbe molto rapidamente.
Per ogni induzione descrivevo su un foglio tutto quello che era successo, cioè quali metodiche avevo usato e quali erano stati i risultati. Lo studio di questi appunti, in un secondo tempo, mi permise di trovare molto rapidamente i punti più critici e di tentare varie soluzioni. Nell’arco di pochi mesi la mia esperienza era maturata al punto tale, che riuscivo a indurre con estrema facilità e con molte metodiche diverse, arrivando a ottenere fenomenologie che vengono solitamente considerate abbastanza rare, come l’amnesia, il sonnambulismo, le allucinazioni. Ovviamente l’interesse verso queste fenomenologie tipiche della cosiddetta “ipnosi profonda” derivava dal fatto che dovevo applicarle in un ambito prettamente chirurgico, come la sala parto.
Al tempo stesso mi si prospettava una incredibile opportunità, non molto comune, cioè quella di poter valutare direttamente in sala parto i risultati del mio lavoro durante la gravidanza. La paziente non soltanto veniva da me preparata con la tecnica dell’ipnosi, ma potevo poi valutare con i miei occhi i risultati di quanto avevo costruito.
Questa situazione non è consueta perché solitamente i corsi di preparazione al parto con l’ipnosi vengono condotti da psicologi che non hanno alcun tipo di conoscenza di quanto avviene in sala parto, ma che soprattutto non possono, per ovvie ragioni, essere presenti durante il travaglio e il parto. Esiste dunque un netto scollamento tra la preparazione durante la gravidanza e quanto poi si realizza durante il parto.
La mia tesi per conseguire il titolo di ipnologo.
Il mio lavoro intensivo sulle pazienti nel mio studio privato e poi sulle stesse pazienti in sala parto, mi permise di conseguire il titolo di ipnologo portando una tesi sperimentale con 150 induzioni ipnotiche realizzate e 10 parti in ipnosi profonda. Ma l’originalità della mia tesi consisteva nel fatto che con il mio lavoro rispondevo da solo ad alcune domande che durante il corso di studi non avevano ottenuto risposta. Non perché i miei docenti non fossero persone competenti e preparate, ma perché il loro approccio era sicuramente distante dal mio modo di lavorare in un reparto di ostetricia.
Chi conduce l’ipnosi in un ambiente tranquillo usando le metodiche del rilassamento, finisce per rimanere distante anni luce dalle correlazioni statistiche, dalla rilevazione dei tempi, dalla stesura di protocolli di approccio durante l’induzione.
Per chi pratica la psicoterapia è importante ottenere il benessere del paziente e non importa se ci vuole una seduta o dieci sedute, oppure dieci mesi. Ma per chi, come me, lavora in una sala parto, risulta fondamentale conoscere azione ed effetto di ogni singolo modo di procedere. Ecco perché le mie domande estremamente pratiche finivano per rimanere senza una risposta. Nella mia tesi le risposte, per quanto basate su piccoli numeri, comparvero nero su bianco e questo tipo di approccio al problema costituiva sicuramente un’eccezione nel mondo dell’ipnosi.
Successivamente, avendo proseguito a raccogliere con costanza tutti i dati statistici del mio lavoro, sono riuscito, anni dopo, a dare maggior solidità statistica alle mie intuizioni, avendo eseguito e correlato più elementi di valutazione in migliaia di casi clinici.
Il mio lavoro non sfuggì al professor Granone che mi chiese di poter venire nel mio ospedale per valutare di persona il mio operato. Dopo aver constatato l’assoluta originalità del mio modo di lavorare mi disse che quello che aveva visto nel mio ospedale non lo aveva ancora visto fare da nessun altro e mi chiese pertanto di diventare didatta presso la sua Scuola.

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