Operazione Paperclip
Operazione Paperclip di Annie Jacobsen
Negli anni Sessanta, oltre 10.000 bambini nacquero con orrende malformazioni. La colpa era da attribuirsi a un farmaco, la talidomide, prescritto alle donne in gravidanza come tranquillante. Le indagini hanno svelato un collegamento tra Otto Ambros, chimico ad Auschwitz, e l’azienda farmaceutica produttrice del farmaco.
Nel 1999 il «New York Times» dedicò un necrologio a Theodor Benzinger, inventore del termometro auricolare. Quel che non si dice è che Benzinger sotto il Terzo Reich era stato un medico di solida fede nazista, responsabile di un centro sperimentale della Luftwaffe.
Dopo la caduta di Hitler, nel 1945, gli Stati Uniti non potevano permettere che l’inestimabile capitale umano di medici, fisici, chimici tedeschi, con il prezioso corredo di progetti e sperimentazioni, andasse perduto, o peggio ancora finisse nelle mani dei sovietici. I servizi segreti statunitensi erano convinti che tra comunisti e nazisti, fossero i secondi il male minore. Per questo prima l’Oss poi la Cia, si adoperarono per ingaggiare i principali scienziati del Terzo Reich. Le loro menti in cambio di una reputazione immacolata. Il piano prese il nome di Operazione Paperclip.
Il passato di numerosi scienziati venne riscritto, cancellando dai loro curricula il coinvolgimento in omicidi di massa, sperimentazioni mediche nei lager e altri orrori. Ottennero così la cittadinanza americana e poterono fare carriera all’interno delle principali aziende. Fino agli anni Settanta, furono almeno 2.000 gli scienziati stipendiati e coccolati dalle istituzioni americane, ricoperti di premi e riconoscimenti. Alcuni sono stati scoperti e processati, molti altri hanno vissuto in pace.
Rigorosamente basata su centinaia di documenti, una ricostruzione avvincente e inquietante di come gli Stati Uniti abbiano steso un gigantesco velo sulle responsabilità di questi personaggi, a cui si devono progressi medici, aerospaziali e nello sviluppo di armi nucleari e chimiche.
L’autore Annie Jacobsen, reporter del «Los Angeles Times Magazine», ha pubblicato importanti inchieste su «National Review» e «The Dallas Morning News». Il suo precedente libro, Area 51 (Piemme, 2012), è stato uno straordinario bestseller internazionale. Laureata a Princeton, vive a Los Angeles.
L’operazione Paperclip fu un programma postbellico dell’intelligence statunitense che fece arrivare in America scienziati tedeschi con contratti militari segreti. Il programma aveva una facciata benevola e un corpo classificato di segreti e bugie. “Vado pazzo per la tecnologia!” disse Adolf Hitler alla sua cerchia ristretta durante una cena nel 1942, e dopo la resa della Germania più di 1.600 tecnologi del Führer sarebbero passati al servizio dell’America. Ciò che segue punta il riflettore su ventuno di questi uomini.
Sotto l’egida dell’operazione Paperclip, che ebbe inizio nel maggio del 1945, gli scienziati che avevano aiutato il Terzo Reich a far scoppiare la guerra continuarono il loro lavoro sugli armamenti al soldo del governo statunitense, sviluppando razzi, mettendo a punto armi biologiche e chimiche, facendo progredire la medicina aeronautica e spaziale (allo scopo di migliorare le prestazioni dei piloti militari e degli astronauti), nonché molti altri armamenti al ritmo febbrile e paranoico che finì per caratterizzare la Guerra Fredda. Era cominciata l’era delle armi di distruzione di massa e con essa nacque l’infida nozione di rischio calcolato, ovvero l’arte di perseguire una politica pericolosa al limite della sicurezza prima di fermarsi. Assumere dei nazisti convinti era una decisione senza precedenti, totalmente amorale e intrinsecamente pericolosa; non solo perché, come affermò il sottosegretario alla Guerra Robert Patterson mentre discuteva dell’opportunità di approvare Paperclip, “questi uomini sono nemici”, ma perché era del tutto contrario agli ideali democratici. Gli uomini di cui si parla in questo libro non erano nazisti solo di nome. Durante la guerra, otto di loro – Otto Ambros, Theodor Benzinger, Kurt Blome, Walter Dornberger, Siegfried Knemeyer, Walter Schreiber, Walther Schieber e Wernher Von Braun – a un certo punto lavorarono fianco a fianco con Adolf Hitler, Heinrich Himmler o Hermann Göring. Quindici di questi ventuno uomini erano membri zelanti del Partito nazista; dieci appartenevano anche alle squadre paramilitari ultraviolente e ultranazionaliste delle SA (Sturmabteilung, “squadre d’assalto”) e delle SS (Schutzstaffeln, “squadre di protezione”); due portavano il Goldenes Parteiabzeichen, un distintivo di merito eccezionale che indicava il particolare favore del Führer; uno di loro ricevette 1 milione di Reichsmark come premio per una conquista in campo scientifico. Sei di questi ventuno uomini furono processati a Norimberga, un settimo fu rilasciato senza processo in circostanze misteriose e un ottavo fu giudicato a Dachau per crimini di guerra. Uno di loro fu condannato per omicidio di massa e riduzione in schiavitù, passò qualche tempo in prigione, ottenne la grazia e in seguito fu assunto dal dipartimento dell’Energia statunitense. Arrivarono in America per ordine dello stato maggiore congiunto; alcuni ufficiali erano convinti che approvare il programma Paperclip fosse il minore di due mali: se l’America non avesse reclutato quegli scienziati l’avrebbero sicuramente fatto i sovietici. Altri generali e colonnelli rispettavano e ammiravano quegli uomini, e lo ammisero apertamente.
Per comprendere l’impatto dell’operazione Paperclip sulla sicurezza interna americana nei primi tempi della Guerra Fredda, e l’eredità della tecnologia bellica che si è lasciata dietro, significa capire in primo luogo che il programma fu diretto da un ufficio situato nell’esclusivo anello “E” del Pentagono. La Joint Intelligence Objectives Agency (JIOA, Agenzia congiunta per obiettivi di intelligence) fu creata solo e appositamente per reclutare, assumere e piazzare gli scienziati nazisti nei vari progetti di armamenti e programmi di intelligence scientifica all’interno dell’esercito, della marina, dell’aeronautica militare, della CIA (a partire dal 1947) e di altre organizzazioni. In alcuni casi, quando gli scienziati nazisti erano stati troppo vicini a Hitler, la JIOA li assunse per lavorare nelle installazioni militari statunitensi della Germania occupata. La JIOA era una sottocommissione del Joint Intelligence Committee (JIC, commissione congiunta di intelligence) il quale forniva informazioni di sicurezza nazionale allo stato maggiore congiunto. Il JIC rimane l’agenzia di intelligence americana meno conosciuta e studiata del ventesimo secolo. Per capire la mentalità del Joint Intelligence Committee, si consideri quanto segue: a un anno dal bombardamento atomico del Giappone, il JIC avvertì lo stato maggiore congiunto degli Stati Uniti di prepararsi alla “guerra totale” con i sovietici – compresa guerra atomica, chimica e biologica – stabilendo persino una data d’inizio stimata nel 1952. Questo libro prende in esame quello scomodo periodo di tempo, dal 1945 al 1952, durante il quale il reclutamento degli scienziati nazisti da parte della JIOA fu in costante crescita e che culminò in “Paperclip accelerato”, l’operazione con cui si permise l’ingresso negli Stati Uniti di coloro che in precedenza erano stati ritenuti indesiderabili, uomini come il general maggiore Walter Schreiber, il chirurgo generale del Terzo Reich.
L’operazione Paperclip si lasciò alle spalle un’eredità di missili balistici, bombe a grappolo al gas Sarin5, bunker sotterranei, capsule spaziali e armi biologiche capaci di diffondere la peste bubbonica. Si lasciò dietro anche una scia di documenti un tempo segreti cui ho avuto accesso per scrivere questo libro, tra cui rapporti di interrogatori postbellici, dossier di sicurezza dell’intelligence militare, carte del Partito nazista, rapporti relativi ad armamenti dell’intelligence alleata, memorandum declassificati della JIOA, testimonianze del processo di Norimberga, resoconti orali, le agende di un generale e il diario di uno degli investigatori dei crimini di guerra di Norimberga. Se si aggiungono le interviste esclusive e la corrispondenza con figli e nipoti di questi scienziati nazisti, cinque dei quali hanno condiviso con me le carte personali e gli scritti inediti dei loro controversi familiari, quella che state per leggere è la storia sconvolgente dell’operazione Paperclip.
Tutti gli uomini di cui si parla in questo libro sono morti. Erano ricercatori brillanti e, proprio come avevano ottenuto riconoscimenti scientifici e militari di altissimo livello quando erano stati al servizio del Terzo Reich, così molti di loro ottennero riconoscimenti di pari importanza, sia civili sia militari, lavorando per gli Stati Uniti. A uno di essi fu dedicato un edificio governativo e ad altri due sono intitolati prestigiosi riconoscimenti scientifici ancora oggi, nel 2013. Uno è l’inventore del termometro auricolare, altri hanno contribuito a mandare l’uomo sulla Luna.
Com’è accaduto tutto ciò e cosa significa oggi? I successi annullano i crimini del passato? Ecco alcune delle domande centrali di questa vicenda oscura e complicata. Si tratta di una storia popolata di conniventi machiavellici e di uomini che hanno dedicato la vita a progettare armi per la guerra imminente. È altresì la storia di una vittoria, e di cosa quella vittoria spesso può implicare. È costellata di nazisti, molti dei quali colpevoli di complicità in omicidio, ma che non furono mai accusati e vissero una vita agiata negli Stati Uniti. Nei casi in cui è stata fatta una qualche giustizia, essa appare assai blanda. O forse esiste una qualche giustizia nella registrazione dei fatti, che continua a essere perseguita.
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