Chiaroveggenza e Vista Remota
Chiaroveggenza e Vista remota
“Vista remota” significa avere la possibilità di vedere le cose a distanza, oltre la portata dei sensi normali. Il termine “chiaroveggenza” indica più o meno la stessa cosa. E lo stesso vale per la “seconda vista”.
Talvolta la parola chiaroveggenza viene anche utilizzata per indica re la previsione del futuro. Ma in tal caso è più una questione di precognizione o premonizione. In questa discussione, con i termini vista remota, chiaroveggenza e seconda vista si intende la facoltà di vedere le cose nel presente in altri luoghi, piuttosto che nel futuro.
La vista remota è una specie di televisione naturale. In effetti, “televisione” significa letteralmente la stessa cosa, vista a distanza. Attraverso il campo elettromagnetico tutti noi possiamo vedere a distanza alla televisione, ed essere testimoni di ciò che sta accadendo esattamente in questo momento a Londra, Dallas o Nuova Delhi, o in qualunque altro luogo, per quanto remoto. La televisione permette a tutti di essere chiaroveggenti. Lo diamo per scontato. In un certo senso, la televisione ha democratizzato ciò che un tempo era un dono speciale di sciamani, veggenti e visionari.
Sebbene la telepatia sia comune tra le persone e gli animali non umani, la chiaroveggenza sembra relativamente rara. Nel mio database (di Rupert Sheldrake), per esempio, ci sono attualmente 39 casi di chiaroveggenza o vista a distanza, contro 827 casi di telepatia umana. E di questi 39 casi, la maggior parte potrebbero riguardare la telepatia in aggiunta o al posto della vista remota diretta. Ecco un esempio che mostra quanto sia difficile distinguere tra le due cose. Il narratore è un giovane svizzero:
«Nel 1992 ero studente in California meridionale. La mia ragazza Katarina era andata in Australia settentrionale per alcune settimane, a trovare un’amica. Una sera, prima di addormentarmi sul patio, chiusi gli occhi e mi rilassai. Con la mente volevo andare a trovare Katarina in Australia. Mi immaginai là e lasciai che tutto accadesse naturalmente. Improvvisamente, vidi alcune immagini apparire di fronte ai miei occhi chiusi, come in un sogno. Vidi Katarina in piedi di fianco a un cavallo. Aveva una canna d’irrigazione in mano e stava rinfrescando il cavallo con l’acqua. Quando ebbe finito di farlo, si avvicinò a una panca, si sedette e prese a parlare con alcune persone sedute intorno a un tavolo di fianco a un rimorchio per cavalli. Quando ripensammo alla corrispondenza tra il fuso orario della California meridionale e dell’Australia settentrionale, ci rendemmo conto che la mia esperienza extracorporea era stata identica alla sua reale esperienza fisica.»
Si tratta semplicemente di una coincidenza? Oppure di una sorta di risposta informata sulla base di ciò che il ragazzo sapeva dei movimenti e delle attività di Katarina? Queste teorie potrebbero essere plausibili se si trattasse di un caso isolato. Ma, come discuto qui sotto, numerosi esperimenti sulla vista a distanza hanno confutato le teorie della coincidenza e della reazione informata. Ciò lascia aperta la possibilità della telepatia o di una qualche forma di chiaroveggenza.
Allora potrebbe essersi trattato di un caso di telepatia, motivato dal legame emozionale del giovane con la sua ragazza e del suo desiderio di stare con lei? Egli ha forse raccolto telepaticamente le sue esperienze, e le ha quindi rappresentate sotto forma di una visita extracorporea in Australia, come in una specie di sogno? Sappiamo dai nostri sogni che la mente è meravigliosamente creativa. Alcuni sogni ci sorprendono proprio perché non li creiamo a livello cosciente. Questa combinazione di telepatia e immaginazione sembra fornire una spiegazione plausibile.
Oppure si è trattato di chiaroveggenza diretta, di vista a distanza?
La chiaroveggenza è molto più misteriosa della telepatia. Essa implica che il centro di coscienza di una persona possa uscire dal corpo per raggiungere un altro luogo e “vedere” ciò che vi sta accadendo, come con occhi disincarnati; oppure implica che una persona possa proiettare una parte della propria mente in un luogo distante e “vedere” ciò che vi accade attraverso un contatto diretto della mente con quel luogo.
Sebbene ai giorni nostri tutti possiamo vedere a distanza grazie alla televisione, fino a poco tempo fa la vista remota era uno degli attributi tradizionali di sciamani e veggenti. Si dice che alcuni profeti dell’Antico Testamento avessero questo potere, e il Nuovo Testamento narra diversi esempi di seconda vista da parte di Gesù (per esempio in Giovanni, 1:48-50). Anche in Europa, nel corso dei secoli incontriamo numerosi resoconti di visionari in grado di vedere a distanza. Nel quindicesimo secolo le capacità di chiaroveggenza di Giovanna d’Arco favorirono la creazione della sua leggenda quand’ella era ancora in vita. Nel diciottesimo secolo, il veggente svedese Emanuel Swedenborg si trovava a un ricevimento a Gothenburg, in presenza di notabili locali, quando andò in trance e “vide” un disastroso incendio devastare Stoccolma, a 450 km di distanza. Fece un commento in presa diretta sugli sviluppi di ciò che stava accadendo. In seguito, quando arrivò un corriere da Stoccolma, si scoprì che le sue descrizioni erano state corrette, e moltissime persone testimoniarono della precisione di questa storia. l Si trattò di vista diretta a distanza, oppure di un qualche tipo di telepatia con gli abitanti di Stoccolma che vedevano l’incendio?
La ricerca moderna sulla vista remota ebbe inizio negli anni Settanta, in gran parte finanziata dalla CIA e da altri enti governativi statunitensi, i quali erano principalmente interessati alla possibilità dello spionaggio psichico. I due fisici Hai Puthoff e Russell Targ svilupparono la procedura sperimentale di base presso lo Stanford Research Institute (SRI). In questi test, il soggetto doveva cercare di descrivere il luogo in cui si trovava un agente o “persona-faro”.
Solitamente i ricercatori lavorarono con un numero ristretto di soggetti preselezionati con buone capacità di vista remota. Durante il test, il soggetto veniva rinchiuso con uno degli sperimentatori e isolato da qualsiasi possibile informazione circa i movimenti della persona-faro. Nel frattempo questi si recava con un altro sperimentatore presso un luogo scelto a caso a diversi chilometri di distanza, denominato sito obiettivo.
Una volta giunti là, a un orario prefissato il soggetto cercava di descrivere e disegnare ciò che vedeva la persona-faro, e il tutto veniva registrato su nastro. Giudici indipendenti in seguito valutavano la registrazione e i disegni.
Questi test prevedevano una procedura in doppio cieco per evitare qualsiasi possibile imbroglio o trasmissione di segnali inconsci dagli sperimentatori ai soggetti. Una volta che sperimentatore e soggetto erano stati rinchiusi insieme, il secondo sperimentatore sceglieva a caso un sito obiettivo da un gruppo di potenziali obiettivi riportati in buste sigillate. Lui e la persona-faro si recavano quindi in loco e rimanevano là per il periodo concordato in precedenza. Il soggetto non sapeva quale sito obiettivo fosse stato scelto, e nemmeno lo sperimentatore che era con lui.
Dopo aver completato una serie di test, giudici indipendenti valutavano le descrizioni e i disegni “in cieco” del soggetto. I giudici venivano portati presso ciascun sito obiettivo e veniva loro consegnato un pacco contenente descrizioni e i disegni del soggetto, uno per ogni test. Ogni giudice classificava in modo indipendente le descrizioni del soggetto, confrontandole con ciascun sito reale.” Utilizzando questi metodi in cieco, si scoprì che le descrizioni dei soggetti corrispondevano ai siti obiettivo molto di più di quanto ci si sarebbe aspettati in base al caso. L’analisi di 26.000 test separati condotti presso l’SRI tra il 1973 e 1988 dimostrò che i risultati generali erano molto significativi dal punto di vista statistico, con percentuali contro il caso di un miliardo di miliardi contro una.
Altri gruppi di ricercatori hanno replicato questi esperimenti in modo indipendente, con risultati positivi simili. Per esempio, in una serie di test agente e soggetto erano entrambi ricercatori, nonché amici. Il soggetto, Marylin Schlitz, si trovava a Detroit, mentre l’agente o persona-faro, Elmar Gruber, era a Roma, distante oltre 7500 km. A Roma, un collega italiano aveva preparato un gruppo di 40 potenziali siti obiettivo, fra cui una vista di San Pietro dai tetti, Piazza di Spagna e le rovine delle Terme di Caracalla. Dieci siti obiettivo furono selezionati a caso, e nel corso di dieci giornate successive Elmar li visitò uno per volta a orari prefissati. Contemporaneamente, Marylin sedeva tranquilla a Detroit cercando di pensare a Elmar e a ciò che aveva intorno, scrivendo le proprie impressioni e facendo anche degli schizzi.
Una volta terminata la serie di test, cinque giudici indipendenti si recarono presso i dieci siti di Roma e classificarono ciascuna delle risposte del soggetto. I risultati furono positivi. La loro significatività statistica generale dimostrò che i punteggi superavano il livello del caso, con percentuali che questo risultato non fosse dovuto al caso di 200.000 contro una?
In alcuni test le corrispondenze furono estremamente vicine. In uno, Marylin scrisse: “Pista di volo? Luci rosse. Forte profondità del campo. Elmar sembra distaccato, freddo. Un foro nel terreno (…)” Dopo il periodo sperimentale di 15 minuti, aggiunse: “Era in piedi distante dalla struttura principale, sebbene la potesse vedere. Poteva trovarsi in un parcheggio o in un campo collegati alla struttura che identifica il luogo. Vorrei dire un aeroporto, ma sembra troppo specifico. C’era attività e gente, ma nessuno realmente vicino a Elmar.?” In effetti, il sito obiettivo era l’Aeroporto Internazionale di Fiumicino, nei pressi del quale Elmar era rimasto in cima a una collinetta. Nei pressi della collina c’erano alcune buche nel terreno, in cui i tombaroli avevano cercato monete romane.
In seguito al successo degli esperimenti sulla vista remota dell’SRI dal 1973 al 1988, il governo degli Stati Uniti finanziò un’ulteriore serie di test rigorosamente controllati presso un think tank denominato Science Applications International Corporation (SAIC), operativo dal 1989 al 1993. Di nuovo i risultati furono positivi e statisticamente molto significativi. Nel 1995 la CIA commissionò una revisione dei risultati da parte di un comitato di esperti comprendente l’eminente professoressa di statistica Jessica Utis, il professore della University of California Davis, e anche il noto scettico Ray Hyman, docente di psicologia presso la University of Oregon. Tutti finirono per concordare che i risultati erano “ben al di là di quanto ci si aspetterebbe in base al caso”.
Oltre a stabilire che la vista remota funziona, gli esperimenti rivelarono che essa non diminuisce con la distanza, e anche che non viene influenzata dalle schermature elettromagnetiche. Un’altra conclusione fu che la maggior parte della gente non ha grandi capacità di vista remota. Soltanto una minoranza dei volontari non selezionati dimostrò di aver successo in maniera costante. La vista remota, così come la capacità matematica o il talento musicale, non appartiene a tutti in modo uguale, ma è relativamente rara.
Tratto dal libro “La mente estesa” di Rupert Sheldrake. Un biologo e saggista britannico, noto soprattutto per la sua discussa teoria della “risonanza morfica”, che implica un universo non meccanicistico, governato da leggi che sono esse stesse soggette a cambiamenti (Wikipedia).
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