Salute: La carne è un piatto a base di antibiotici
La carne è un piatto a base di antibiotici
Lo sapevate che la carne di cui noi ci nutriamo contiene antibiotici?
Ogni anno un consumatore medio ne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi, l’equivalente di quattro cure.
Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono responsabili del debole stato di salute degli animali. Senza i farmaci, quindi, non sarebbe possibile far funzionare alcun allevamento intensivo. Per produrre 1 chilogrammo di carne sono impiegati mediamente 100 mg di antibiotico. I farmaci rimangono spesso nei tessuti degli animali e arrivano nel piatto. Ciò significa che l’italiano medio che consuma circa 87 kg di carne ogni anno (senza considerare i consumi di prodotti ittici) ingerisce involontariamente quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti alla somministrazione di circa 4 terapie antibiotiche ogni anno. Il consumo di carne comporta rischi sanitari di cui si parla ben poco in Italia – spiega Roberta Bartocci, biologa, responsabile Lav settore Vegetarismo – e di cui raramente i consumatori hanno consapevolezza: dal rischio di assumere antibiotici ‘a pranzo e a cena’, al rischio di venire a contatto con patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici.
Secondo l’Autorità alimentare europea, Efsa (European Food Security Authority), in molti casi i cibi di origine animale trasmettono all’uomo batteri resistenti agli antibiotici. L’ingestione continuata – tramite la carne – di questi medicinali può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e l’inefficacia degli antibiotici quando ne sorga la necessità. Il rischio è non avere la possibilità di guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più semplici a quelle che potrebbero avere esiti potenzialmente fatali. Tra questi patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici ci sono anche la Salmonella typhimurium e parathyphimurium (l’infezione si trasmette con le uova e la carne, soprattutto avicola e suina), lo Staphylococcus aureus, Campylobacter coli e jejuni. Ma i rischi maggiori sono quelli che potrebbe causare un altro batterio divenuto resistente: un particolare ceppo di Escherichia coli che provoca colite emorragica e insufficienza renale. La contaminazione del cibo (carne e latte bovino) avviene attraverso le feci dell’animale, ma anche tramite l’acqua. Il maggior fattore di rischio è rappresentato dal consumo di carne macinata di manzo cruda o poco cotta (hamburger disease), ma ne è stata dimostrata la presenza anche in carni di pollo, agnello e maiale.
Ci sarebbe un rimedio per evitare di mangiare veleno, diventare vegetariani, ma visto che non è così semplice e preferisco non affrontare questo tema, se proprio devi mangiare la carne, assicurati che sia biologica.
Cambia l’alimentazione dell’animale, così detta “a secco “, ovvero senza utilizzo di insilato di mais ( il cui uso nell’alimentazione di bovini da carne conferisce alla carne il cosiddetto “effetto restringimento” in padella ).
Le caratteristiche della carne biologica: non contiene antibiotici, né residui chimici, gli animali sono allevati prevalentemente al pascolo, gli alimenti con cui si nutrono sono biologici e privi di O.G.M.,sono vietate alimentazioni forzate dei bovini, sono rispettati i tempi fisiologici di accrescimento, la razione con cui si nutre l’animale e composta perlomeno per il 60% di foraggi (erba , fieno e paglia) e per il 40% da cereali .
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