Omega 3 e acidi grassi che aiutano a mantenersi in forma
Omega 3 e acidi grassi utili per il nostro organismo
Acidi grassi e malattia arterosclerotica – Una dieta ricca in acidi grassi saturi aumenta il rischio di malattia arteriosclerotica e sue complicazioni, mentre acidi grassi monoinsaturi (come ad es. l’acido oleico) e polinsaturi hanno un effetto ipocolesterolemizzante. A causa di ciò si consiglia un apporto in grassi che non superi il 30% delle calorie totali e che i grassi saturi siano il 10% delle calorie/giorno. L’effetto favorevole dell’assunzione di olio di oliva sull’incidenza dell’arteriosclerosi sembra essere associato non solo all’azione ipocolesterolemica dell’acido oleico, bensì anche alla presenza delle sostanze fenoliche. Infatti si è osservato che queste ultime riducono l’ossidabilità delle lipoproteine a bassa densità, diminuiscono l’aggregazione piastrinica e la produzione di eicosanoidi e leucotrieni da parte dei leucociti.
[Wikipedia] Gli acidi grassi omega-3 (o PUFA n-3) sono detti polinsaturi perché la loro catena comprende vari doppi legami.
I principali acidi grassi del gruppo omega-3 sono:
- L’acido α-linolenico o ω3α (18:3; ALA)
- L’acido eicosapentaenoico (20:5; EPA) acido timnodonico;
- L’acido docosaesaenoico (22:6; DHA) acido cervonico.
I numeri tra parentesi stanno a indicare che questi tre acidi hanno rispettivamente a 3, 5 e 6 doppi legami nella loro catena composta da 18, 20 e 22 atomi di carbonio. Questi doppi legami sono in configurazione cis, ciò significa che i loro due atomi di idrogeno si trovano dalla stessa parte del piano formato dal doppio legame.
Questi legami separati da un gruppo metilene danno una forma elicoidale alle molecole di omega-3.
Gli acidi EPA e DHA possono essere sintetizzati dall’organismo umano a partire dall’acido ALA, ma solamente in piccole quantità. In pratica, il tasso di DHA non varia nonostante l’aumento di apporto di ALA.
Livelli di acido linoleico, di α-linolenico e rapporti ω-6/ω-3 (ω = omega) in oli e grassi:
Acido α-linolenico – Le fonti di ALA sono limitate, tuttavia, in aggiunta ad alcuni oli (ad es. colza e cartamo) che ne contengono quantità apprezzabili, fonti aggiuntive sono le parti verdi di varie verdure (spinaci, lattuga ecc.) ed i legumi, in cui l’ALA raggiunge concentrazioni elevate (fino al 50%) del sia pur modesto contenuto in lipidi totali (0,2-0,4% del peso fresco nelle verdure, 3-6% nei legumi).
L’osservazione, al termine degli anni ’70, che in popolazioni con forte consumo di pesce, quali gli eschimesi, la mortalità per patologia cardiovascolare fosse molto bassa, ha stimolato una gran mole di studi sui fattori protettivi nel pesce. Gli acidi n-3 EPA e DHA rappresentano la componente più attiva esplicando una serie di azioni su vari tipi di cellule e in vari sistemi biologici. Gli effetti biologici degli ω-3 (omega 3) vengono in parte attribuiti alla modulazione della cascata degli eicosanoidi (minore formazione di metaboliti dell’acido arachidonico, produzione di eicosanoidi meno attivi), ma sono state documentate anche azioni a livello delle funzionalità di membrana (canali ionici, enzimi di membrana ecc.), di processi metabolici (attività perossisomiali, sintesi e catabolismo lipoproteico) e dell’espressione di proteine (riduzione della espressione di interleuchine ed altre citochine ecc.).
Principali azioni biologiche degli acidi grassi ω-3 (omega 3)
- Sistema circolatorio
- Attività antiaritmica
- Vasodilatazione
- Riduzione della pressione arteriosa
- Attività antiaggregante piastrinica
- Riduzione dei trigliceridi plasmatici
- Sviluppo e funzione del sistema nervoso centrale (in particolare della funzione visiva)
- Attività antinfiammatoria
- Attività di modulazione immunitaria
EPA e DHA possono essere introdotti mediante assunzione di pesce: si ritiene che, se consumato 2-3 volte la settimana, questo alimento fornisca un apporto ottimale di tali composti. Ultimamente sono disponibili preparazioni farmaceutiche arricchite in EPA e DHA (trigliceridi o esteri etilici), cosi come prodotti commerciali integrati con tali acidi grassi (uova, pasta, pane ecc.), da utilizzare da parte di coloro che non gradiscono il pesce.
Acidi grassi e patologia diabetica – Alla patologia diabetica si accompagnano complicanze di tipo neurologico e vascolare: iperaggregabilità delle piastrine, aumento della viscosità del sangue, accresciuta adesività degli eritrociti. L’etiopatogenesi della neuropatia periferica nel paziente diabetico sembra coinvolgere una irrorazione deficitaria per un danno ipossico provocato da un ispessimento della parete vasale e da una insufficiente produzione di prostanoidi vasodilatatori, per carenza dell’enzima Δ6-desaturasi. Questo enzima rappresenta una tappa critica nella conversione di acidi grassi polinsaturi in γ-linolenico (GLA), EPA e DHA, precursori delle prostaglandine della serie 3, vasodilatanti e antiaggreganti. Sulla base di queste osservazioni, l’integrazione dietetica con acidi grassi delle serie ω-6 e ω-3 ha effetti favorevoli al ripristino della funzione motoria e sensoria.
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