Si triplica il livello di mercurio nel mare
Continua ad aumentare il livello di mercurio nelle acque superficiali dell’oceano
Il mercurio come ormai è noto da tempo, è un metallo tossico tant’è che il suo uso nel campo medico è odontoiatrico è stato estremamente ridotto, data la maggiore consapevolezza dei suoi effetti tossici. Tuttavia, il mercurio minaccia la vita marina poiché si accumula molto rapidamente negli strati superficiali a causa dell’attività umana.
La quantità di mercurio in prossimità della superficie di molti oceani del mondo si è triplicata come risultato delle nostre attività inquinanti, lo confermano nuovi studi i quali suggeriscono che questo metallo tossico si sta sempre più accumulando danneggiando la vita marina.
Il mercurio si accumula negli strati superficiali dei mari più velocemente che nelle profondità dell’oceano, e come sempre la causa di tutto questo è l’essere umano che versa questo elemento nell’atmosfera e nei mari per via dello sfruttamento delle miniere, centrali elettriche a carbone e delle acque reflue. Si è già ripetuto più volte, ma giusto per non dimenticare, il mercurio è tossico sia per la vita marina che per gli esseri umani, e si accumula sempre più nel nostro corpo con il passare degli anni.
A partire dalla rivoluzione industriale, siamo riusciti a triplicare il contenuto di mercurio negli strati superficiali degli oceani, secondo un articolo pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Nature. Al contrario di ciò che molti pensano, il mercurio può essere ampiamente disperso in tutto il mondo quando si deposita nell’acqua e nell’aria. Questo significa che non ci vorrà molto perché questa sostanza tossica si espanda in ogni parte del globo.
I maggiori produttori odierni sono la Spagna, il Kirghizistan, la Cina e il Tagikistan. Dalle miniere di Huancavelica, in Perù, sono state estratte nel corso di tre secoli oltre 100.000 tonnellate di metallo, sin dall’apertura delle miniere nel 1563. Il mercurio peruviano fu essenziale per la produzione dell’argento nelle colonie spagnole d’America. Vi sono indizi che miniere di cinabro erano attivamente sfruttate in Cina, in Asia Minore, in Perù già due o tre millenni fa.
Molte delle miniere che in Italia, Slovenia, Stati Uniti e Messico contribuivano alla maggior parte della produzione mondiale sono oggi esaurite o comunque non più coltivate in quanto antieconomiche. L’Italia con le miniere del Monte Amiata in Toscana (e fino al 1943 di Postumia) ha avuto fino agli anni 50 del secolo scorso un ruolo predominante nella produzione del mercurio.
Il mercurio è fortemente tossico; l’introduzione nell’organismo può avvenire sia per ingestione, sia per inalazione dei vapori, sia per semplice contatto (è in grado di attraversare la pelle). Per quanto riguarda il mercurio elementare (il metallo liquido), il rischio maggiore di intossicazione acuta è legato ai vapori, in quanto l’assorbimento cutaneo è trascurabile, così come anche quello intestinale. Discorso diverso invece per i sali di mercurio, facilmente accumulabili attraverso la catena alimentare.
Per diversi anni, gli scienziati hanno avvertito che le donne incinte e bambini piccoli dovrebbero limitare il loro consumo di alcuni pesci, tra cui pesce spada e lo sgombro reale, perché i metalli tossici contenenti mercurio e piombo si sono accumulati in queste specie a un livello che ha reso pericoloso il loro consumo eccessivo per la salute umana. Le donne incinte sono particolarmente a rischio perché i metalli possono accumularsi nella crescita del feto, e in quantità sufficienti possono causare gravi disturbi dello sviluppo.
(fonte immagine: http://www.private-scuba.com/)
Il mercurio versato negli oceani si converte in metilmercurio tossico e, successivamente, finirà nelle reti alimentari marine.
Simon Boxall, docente dell’Università di Southampton, afferma che è difficile constatare quanto danno è già stato fatto al regno marino, comprese le specie di pesci commestibili. Egli afferma: “Non vorrei, un giorno, dover smettere di mangiare il pesce come conseguenza di questo”. “Ciò che stiamo assistendo è un buon indicatore di quanto impatto stiamo avendo sull’ambiente marino”.
Le acque profonde nel Nord Atlantico contengono più mercurio di quelle profonde dell’Atlantico del Sud e dell’Oceano Pacifico del Sud, secondo le ultimi analisi. Il mercurio in superficie si disperderà per poi abbassare i livelli nel tempo, ma questo può richiedere decenni. Tuttavia, i danni alla vita marina possono avvenire più rapidamente in alcune zone, come quelle più vicine ai poli, rispetto alle aree più vicine all’equatore, secondo il dottor Boxall.
Il polo nord e il circolo polare artico, a causa dei venti e delle correnti oceaniche, sono zone dove molti inquinanti rilasciati altrove da ogni parte del mondo si accumulano: analizzando predatori come gli orsi polari, sono stati trovati alti livelli di tossine nei loro corpi, come risultato di questo inquinamento marino. Questi animali talvolta finiscono nella catena alimentare delle popolazioni artiche indigene.
Quello che sta avvenendo nei due poli si riscontrerà entro un centinaio di anni anche nei tropici, secondo gli esperti.
Le emissioni di mercurio delle centrali elettriche a carbone possono essere ridotte utilizzando filtri chimici, ma mentre questo sistema sta diventando un obbligo nei paesi ricchi, i restanti paesi in via di sviluppo continuano alla vecchia maniera.
Un’altra fonte di questo metallo tossico sono i liquami. Anche ini questo caso i paesi sviluppati hanno mezzi per ridurre questo impatto, ma i paesi in via di sviluppo non sono ancora in grado di affrontare il problema con i mezzi adeguati.
(javascript deve essere abilitato)