Il quarto tipo
Il quarto tipo
Si tratta di un contatto materiale con spostamento dell’individuo a bordo dì un veicolo spaziale con ritorno sulla Terra.
Numerosi contattati dicono di essere realmente entrati all’interno di apparecchi, e alcuni di avervi ricevuto delle informazioni molto precise, talvolta esaminate e confermate dalla scienza terrestre. Molti di coloro che hanno vissuto questo genere di esperienza sono stati in seguito sottoposti a pressioni da parte di un ambiente che non era maturo per integrare simili informazioni. Secondo un sondaggio, un americano su cinquanta è convinto di essere stato prelevato da extraterrestri ed esiste persino un’assicurazione contro questo tipo di “rapimento” … L’esperienza spesso vissuta in maniera incosciente si rivela in seguito sotto ipnosi.
«L’università di Miami ha persino deciso di finanziare una ricerca sul fenomeno. Nel 1993 il professar David Pritchard, specialista di fisica nucleare al Mossachusetts Institute of Technology, il prestigioso MIT, ha persino organizzato con John Mack, professore di psichiatria di Harvard, una conferenza che ha riunito un centinaio di ricercatori per lavorare sull’argomento. “Non c’è alcuna prova fisica di questi fenomeni, riconosce Pritchard, ma ci sono molte cose in questo mondo che non possono essere spiegate con la dualità cartesiana”. John Mack, 62 anni, ha intervistato sessanta adulti e bambini, che affermano di essere stati prelevati dagli UFO. Dopo una grande quantità di test, non ha trovato nessuna spiegazione di tipo psichiatrico o sociale. Queste persone non sono dei malori mentali. Si tratta di un mistero inquietante».
Sono poche le ricerche scientifiche serie dedicate allo studio degli UFO e ancor meno ai fenomeni di contatto; quando queste vengono condotte, le commissioni d’inchiesta. finanziate da governi preoccupati da possibili reazioni incontrollabili della popolazione, tendono n occultare completamente il fenomeno. Quanto ai ricercatori realmente interessati a questo soggetto, spesso lavorano in maniera discreta e ufficiosa, poiché non desiderano mettere a rischio la propria rispettabilità scientifica. In questo ambito si ha a che fare con un intrico di informazioni talora contraddittorie o sapientemente cosparse di disinformazioni e manipolazioni di vario genere da parte di quelli che pensano che sia meglio non diffonderle nell’interesse nazionale.
Tuttavia, sempre più numerosi sono gli scienziati che considerano come una certezza l’esistenza della vita e dell’intelligenza nell’universo. Il governo americano ha stanziato dodici milioni di dollari per il 1993, all’interno di un budget complessivo di cento milioni di dollari su dieci anni, allo scopo di sviluppare il programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligences) con il compito di captare messaggi extraterrestri mediante radiotelescopio, in qualunque parte del mondo. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, l’universo conterebbe circa cento miliardi di stelle, quindi esisterebbero diecimila miliardi di miliardi di soli. Almeno il 10% di queste stelle sarebbe dello stesso tipo del nostro sole, di conseguenza, mille miliardi di miliardi di soli sarebbero simili al nostro nell’universo.
Secondo l’astronomo Jean Heidmann, dell’Osservatorio di Parigi, in quanto membro attivo del programma SETI, «anche se siamo ultra conservatori e supponiamo che soltanto una stella su dieci miliardi possegga in orbita un pianeta abitabile, raggiungiamo comunque i cento miliardi di mondi abitati nell’universo. Ciò comporta un numero prodigioso di specie viventi, di creature di ogni genere, di intelligenze e di civiltà: l’universo è traboccante di vita… Le mie ricerche giungono oggi a tre conclusioni essenziali che condivido con la maggior parte dei miei colleghi: l. La vira sulla Terra è il risultato dell’evoluzione naturale del Cosmo; 2. Ciò che è avvenuto stilla Terra deve essersi prodotto altrove; 3. L’intelligenza umana non costituisce la massima espressione che il Cosmo ha potuto produrre».
Queste progressive prese di coscienza non hanno ancora portato gli scienziati a considerare. nelle loro ricerche, che intelligenze molto più evolute della nostra possano avere sviluppato altri metodi di comunicazione come la telepatia più perfezionata delle onde radio! Per alcune di queste dimensioni extraterrestri, l’evoluzione della nostra civiltà è lontana dalla loro quanto per noi lo è la preistoria.
Il programma SETI è dunque surreale: immaginiamo le tribù primitive dell’Amazzonia o del Borneo, isolate in fondo alla foresta tropicale, che battono sulle selci nel tentativo di comunicare con gli abitanti di altri continenti che li sorvolano in aereo …
Un bambino di sette anni di una società moderna sarebbe in grado di capire che questi primitivi farebbero meglio a cercare d’istallare il telefono o un apparecchio radiotrasmittente … purtroppo essi non ne conoscono ancora l’esistenza. Noi stessi siamo soltanto all’inizio dello studio e della padronanza di quel complesso computer che è il cervello umano.
Senza dubbio sarebbe più interessante destinare alcuni di quei milioni di dollari al finanziamento di ricerche sui contatti telepatici che corrispondono molto di più al grado di evoluzione di queste civiltà, tanto più che le dimensioni non terrestri impiegano spesso un linguaggio simbolico più accessibile per risonanza che per ragionamento. Ecco un buon argomento per una petizione da indirizzare ai governi e ai ministeri della ricerca che, in numerosi paesi, finanziano bilanci di questo tipo… Secondo Pierre Delval: «Niente impedisce di pensare che una civiltà in anticipo sulla nostra di centinaia o addirittura migliaia di anni, utilizzi dei mezzi di comunicazione paranormali, da cervello a cervello, più rapidi delle onde elettromagnetiche che si spostano a circa 300.000 chilometri al secondo, attraverso le tre dimensioni dello spazio e forse al di fuori dello spazio-tempo».
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